Prima:
Prima ero un utopista, ma ora sono solo un ideologo…
Alle soglie della mitica “Fase 2”, la società sta rendendo palese la schizofrenia sulla quale è incentrata ormai da lungo tempo.
Dicono “stai in casa!” e quindi “non lavorare!”, ma quando si va a far la spesa vengono comunque chiesti dei soldi (non meno del solito) e ad alcuni (come a me) vengono addirittura mandati dei solleciti di pagamento di affitti o altro. Un retaggio del passato.
Ma come è possibile avere soldi se bisogna stare in casa e non si può uscire a lavorare?
Un bel dilemma, un dilemma portato alla ribalta da questa incredibile pandemia da fantascienza B-side, che però alla fine dimostra di avere anche qualche lato positivo.
Il nostro sistema economico:
Il nostro sistema economico, come sostenevo nel precedente blog, non prevede soste: “Una macchina senza freni” ne era il titolo e questa sua caratteristica sta diventando sempre più evidente. La nuova scoperta è che:
se noi non lavoriamo, a quanto pare lo stesso sistema economico crolla!
Borsa e finanza non hanno più alcun scopo di esistere e i ricchi e potenti signori delle multinazionali rischiano di perdere privilegi e posizioni acquisiti precedentemente al virus.
A questo punto le loro pressioni sul governo per una riapertura diventano isteriche e la politica, che da quegli attori dipende, mette in luce tutta la sua schizofrenia con dichiarazioni e dettami ambigui e contradittori.
Stavolta i padroni tremano!
E i politici… i politici sono costretti a subire.
Da un lato devono cercare di dimostrare di aver a cuore la nostra incolumità come cittadini per poter essere rieletti, ma dall’altra, sotto pressione, devono promulgare il ritorno al nostro compito di schiavi e lavoratori.
Noi, condizionati dal passato prossimo, pensiamo ancora stupidamente di lavorare per noi stessi, per quei quattro soldi che ne riceviamo in cambio, invece ora scopriamo amaramente di lavorare da sempre solo per mantenere il sistema finanziario, per mantenere ricchi i ricchi e potenti i potenti. Ed ecco che il valore della vita umana, quello che pareva essere un dogma imprescindibile dell’umanità, crolla di colpo ai minimi storici.
La vita dei singoli d’improvviso passa in secondo piano rispetto al possibile disfacimento del sistema capitalistico e, di conseguenza, gli editti del governo paiono prendere una piega semi-comica (riaprire, ma non riaprire; non uscire ma uscire se si va a lavorare, etc, etc.).
Il capitale tramite la politica dimostra di cominciare ad aver paura.
Ma d’altro canto a chi possono interessare i vestiti firmati o le belle automobili, quando non si hanno neppure i soldi per mangiare o per pagare gli affitti? Quando non si può abbandonare il proprio comune di residenza, o vedere gli amici o le amanti, sfoggiando, come era consueto, il nostro egocentrico potere materiale?
In Italia la chiusura del calcio ne è un esempio lapalissiano, chi l’avrebbe mai ritenuto possibile? Eppure oggi pochi si lamentano di fronte all’evidenza che uno stadio pieno di gente è attualmente un’ipotesi assolutamente impraticabile!
Il denaro e la finanza (formiche e formicaio):
Il vero problema rimane il “denaro” e primariamente quello virtuale, un’invenzione relativamente recente.
Il denaro al giorno d’oggi è diventato qualcosa di virtuale e quindi non esistente. Oggigiorno il denaro è un’entità solo ipotetica che condiziona le nostre vite. Così si muovono le borse, le banche e le assicurazioni. La vera fonte del male. Il mostro che ci sta distruggendo come razza si chiama “finanza” ed è lì che dovrebbe colpire una vera riforma che abbia come obiettivo la nostra salvezza come razza.
Ammettiamolo, negli ultimi tempi i soldi ci hanno preso la mano, ormai comandano loro e noi ne siamo solo succubi servitori.
Vivono di vita propria come un onnipotente super-ego e ci schiacciano mentre noi assistiamo impotenti alla rovina che ci stanno arrecando.
Distruzione del pianeta, guerre, droga, sopraffazione dei deboli e sfruttamento senza confini e chi più ne ha più ne metta… Noi siamo le formiche e la finanza il formicaio. Un ente che guida le nostre scelte quotidiane e i nostri gusti e costumi al solo scopo di arricchire sè stessi.
Le masse devono essere guidate e gioire dell’arricchimento di quei pochi. Ma di certo il formicaio (che è un entità complessa, un po’ come l’uomo, con le formiche al posto delle cellule) non considera la perdita di poche “operaie” nel conseguimento dei propri fini!
Solo che le formiche sono uomini…
Quello che conta per esso è il costante allargamento del divario sociale tra ricchi e poveri.
Tantissimo a pochissimi e pochissimissimo a tantissimissimi.
Ed ecco che il motore economico gira, ma a che prezzo?
Giocare ai cavalli può essere divertente ma sarebbe più produttivo non costruirci una civiltà e poi, si sa, il gioco può facilmente diventare patologico! E lo è diventato.
Noi non siamo formiche… o sì?
Le conseguenze e i rimedi:
E allora questa dura prova della pandemia ci sta insegnando che non è più possibile lasciare briglia sciolta alla finanza, che questa dev’essere ridimensionata e così anche il potere delle banche e del denaro.
Ci devono essere dei limiti all’arricchimento individuale e alla povertà, perché sia garantito per legge a tutti, fin dalla nascita, il minimo indispensabile per vivere e per salvaguardare la propria dignità di essere umano.
Non si può più tornare semplicemente al prima della pandemia. Bisogna finalmente porre fine al liberismo di Trump. La cultura e l’arricchimento spirituale devono tornare a valere comunque assai di più del solo denaro; l’amore deve essere quotato in borsa, il rispetto e la cooperazione devono tornare ad essere le nostre “azioni”.
In fondo siamo uomini che possono ancora decidere il proprio futuro, e facciamo parte della civile razza umana che, differentemente dai formicai, non lascia indietro nessun suo membro! Questo è il vero significato del termine “civiltà”.
Ho una certa età e lo posso testimoniare: la storia dell’umanità è come un cielo nuvoloso, pare immutabile, ma quando è cambiato quella diventa la nuova realtà e la precedente viene semplicemente dimenticata…
Prima ero un utopista, ma ora sono solo un ideologo…